Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Pan e le divinità dei boschi


Fra le più caratteristiche divinità minori della Grecia erano quelle dei boschi, la più importante delle quali era senza dubbio il dio Pan. Figlio di Ermes e di una ninfa, nacque in Arcadia, sul monte Liceo: aveva i piedi e la coda di capra e due piccole corna sulla fronte, era di carattere gaio e si divertiva a correre per prati e per boschi suonando la zampogna.


Nei caldi mezzogiorni si addormentava profondamente all'ombra di un albero, e nessuno doveva allora turbare il suo riposo. E quando la solitudine delle selve e delle campagne e le mille misteriose voci che scaturivano davano al viandante una sorta di inesplicabile terrore, si diceva che glielo ispirava Pan. era il terrore "pànico".

Racconta il mito che una volta si invaghì perdutamente della ninfa Siringa, figlia di un fiume dell'Arcadia; ma ella, sdegnando il suo amore preferì essere trasformata in un canneto, Pan allora, tagliò una di quelle canne in sette segmenti decrescenti e, riunitili insieme, ne fece la zampogna, suo strumento caratteristico.

Accanto a Pan, i satiri e i sileni, erano divinità boscherecce molto care ai Greci. E a loro si avvicinavano i centauri, mostri metà uomini e metà cavalli, che amavano galoppare, imponenti e selvaggi , per i monti della Tessaglia. Secondo il mito erano figli, del re Issione e di una nube creata da Zeus nelle sembianze di Era; o, per lo meno, fu loro figlio il capostipite della razza.

Celebre rimase la loro battaglia contro il popolo dei Lapiti, di cui Issione era re. Infatti, in occasione delle nozze del figlio di lui Piritoo con la principessa Ippodamia, i centauri, invitati al banchetto, si ubriacarono e cercarono addirittura di rapire la sposa. Ne seguì una zuffa terribile che si concluse con al fuga dei centauri superstiti.


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