Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Il cavaliere in carretta




Narra la leggenda che Lancillotto, dopo aver vagato alquanto nella sua follia, incontrò un giorno, in una foresta, la Dama del Lago, che lo prese con sè, lo guarì e lo lasciò poi tornare alle sue avventure avvertendolo di trovarsi per l'Ascensione nella foresta di Camaalot.

Quel giorno, infatti, Artù tenne là la sua corte, e tutti erano tristi perchè Galeotto era morto e di Lancillotto non si avevano più sue notizie. Improvvisamente si presentò un cavaliere sconosciuto, il quale lanciava una strana sfida.
"Io sono-disse-Meleagante, figlio di Baudemagus re di Gorra , e tengo prigionieri nel mio palazzo gran numero di dame e cavalieri. Vengo a sfidare Lancillotto, che si vanta di essere il migliore cavaliere: se sarò sconfitto rilascerò tutti i miei prigionieri, ma, se sarò vincitore, mi sarà consegnata la regina Ginevra come prigioniera".
Solo Keu, il siniscalco, osò accettare la sfida, ma fu rovesciato a terra dopo breve combattimento. Così Ginevra fu fatta prigioniera da Meleagante. Mentre questi si allontanava con i suoi uomini e la regina , giunse Lancillotto il quale si lanciò furioso su Meleagante. Ma costui, dopo avergli ucciso a tradimento il cavallo, fuggì al galoppo trascinando con sè la prigioniera,e invano Lancillotto, appiedato, tentò di inseguirlo.

Poco dopo, però, incontrò un nano che conduceva una carretta e che lo invitò a salirvi se voleva rivedere la regina rapita. Lancillotto esitò un istante perchè, in quei tempi, la carretta serviva di gogna per i delinquenti e nessun cavaliere si sarebbe lasciato "carrettare". Ma poi per amore di Ginevra, salì sulla carretta incurante degli scherni di tutti coloro che incontrava.

Secondo la promessa del nano, il giorno dopo giunsero a un castello da una finestra del quale Lancillotto potè vedere, in lontananza la regina e Keu portati prigionieri da Meleagante e ormai giunti ai confini del regno di Gorra. In quel momento stesso entrava nel castello Galvano, che anche lui cercava di liberare Ginevra, e i due cavalieri decisero di tentare insieme l'avventura.

Presto vennero a sapere che nel regno di Gorra si poteva entrare per due soli ponti che attraversavano un largo fiume: l'uno era il Ponte perduto, che passava sotto l'acqua, l'altro il Ponte della spada, costituito da una sola lama tagliente. Galvano scelse il primo e Lancillotto il secondo: così si separarono.

Dopo varie avventure, Lancillotto giunse al Ponte della spada: attraversarlo era quasi impossibile perchè la lama tagliava anche le cotte di ferro e feriva crudelmente le carni, ma Lancillotto, quando vide Ginevra affacciarsi alla finestra di una torre, si slanciò senza esitare e senza badare al dolore delle ferite. Il giorno dopo affrontò Meleagante e lo avrebbe ucciso se il padre di lui, il re Baudemagus, non fosse intervenuto liberando Ginevra e permettendo al figlio di sfidare nuovamente Lancillotto alla corte di re Artù.

Così Ginevra e il suo cavaliere poterono parlarsi e rendersi conto che tutto era avvenuto per gli inganni di Morgana. Alcuni autori dicono che Ginevra era però in collera con Lancillotto perchè, al momento di salire sulla carretta, egli aveva esitato un istante, cosa che non avrebbe dovuto fare perchè l'amore di un buon cavaliere deve essere dedizione pronta e assoluta. Comunque, anche questo corruccio venne superato.

Poi Ginevra tornò al regno di Logres mentre Lancillotto si metteva alla ricerca di Galvano. Se non che, appena entrato in un castello, dove gli avevano detto che lo avrebbe trovato, una botola si aprì sotto i suoi piedi, ed egli si trovò prigioniero del malvagio Meleagante. Questi allora, sicuro di non aver più nulla da temere da lui, si presentò a Logres chiedendo di poter combattere con Lancillotto, secondo il patto: se egli non si fosse presentato, sarebbe stato disonorato.

Ma, con sua meraviglia, Lancillotto era lì pronto ad accettare la sfida: una sorellastra dello stesso Meleagante, da lui offesa, lo aveva liberato. Questa volta per lo scellerato non vi fu pietà: Meleagante venne abbattuto e, a un cenno della regina Ginevra, che non poteva perdonargli la sua prigionia, Lancillotto gli tagliò la testa.



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