Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

La mitologia greca e la romana

In linea generale, tutta la mitologia greca divenne anche romana perchè Roma, ancor prima di conquistare la Grecia, cominciò a dare alle divinità greche, più evolute e definite, il nome delle divinità romane che in qualche modo assomigliavano ad esse, e ad attribuire a questi dèi le avventure che si raccontavano degli dèi della Grecia. Ne seguì che la mitologia greca divenne mitologia romana con una semplice mutazione di nomi.

Così a Zeus venne dato il nome di Giove, la divinità celeste dei Romani più antichi e che del resto, in origine, era certamente la stessa che onoravano i Greci.
Era ebbe il nome di Giunone, antichissima dea italica della fecondità.
Atena fu chiamata Minerva , dal nome di una divinità etrusca, Mnerva.
Artemide ebbe il nome di un'antica dea lunare dei popoli italici, Diana.
Ermes fu identificato con un dio etrusco che proteggeva i commerci, Mercurio
Ares fu chiamato Marte, nome di un antico dio romano dei campi e della guerra.
Efesto ebbe il nome di un'antica divinità etrusca del fuoco, Vulcano.
Afrodite venne identificata con Venere, antica divinità italica della primavera.
A Demetra venne dato il nome di una dea osca della vegetazione, Cerere
Estia mantenne praticamente il suo nome, leggermente modificato nella pronuncia; Vesta.
Posidone fu identificato con Nettuno, dio dei fiumi e dei laghi.
Apollo mantenne il suo nome greco
Ade fu chiamato di preferenza Plutone, nome anch'esso di origine greca.
Dionisio, infine, fu chiamato con l'antichissimo nome greco: Bacco.

Oltre a queste divinità maggiori, i Romani onorarono poi due divinità minori greche, i Dioscuri, Castore e Polluce, di cui si raccontava che avessero combattuto in favore di Roma alla battaglia del lago Regillo, contro le città latine. Non mancano tuttavia delle divinità più precisamente romane o, comunque, italiche: sono anzi numerosissime perchè i Romani finirono con l'accogliere dèi grandi e piccoli da tutti i popoli della penisola.

La più antica è certamente Giano, il cui nome sembra connesso con la parola latina ianua,che significa porta. Sarebbe così il dio dell'entrata e dell'uscita, degli inizi e delle fini: da lui prese infatti il nome il primo mese dell'anno, gennaio. Era rappresentato con due volti, quello dell'inizio e quello della fine, che divennero poi quello della pace e quello della guerra perchè il tempio di Giano rimaneva aperto in tempo di guerra e chiuso in tempo di pace.

Un'altra antichissima divinità romana è Saturno, poi identificato con il greco Crono. In origine era un dio dell'agricoltura, il maggiore di tutti gli dèi: il suo regno, secondo il mito, fu un'epoca di felicità per gli uomini e per gli animali, la cosiddetta età dell'oro, quando non esistevano guerre e la terra produceva spontaneamente i suoi frutti. Poi, racconta il mito, fu spodestato da Giove e dovette rifugiarsi nel Lazio, presso Giano.

Quirino era un antico dio della guerra, di origine sabina. Più tardi fu identificato con Romolo, assunto in cielo. Anna Perenna fu in origine la dea dell'anno, che perennemente finisce e ricomincia; poi fu considerata anche dea della terra. La Mater Matuta, dea del mattino, divenne poi protettrice delle donne che stavano per diventar madri. Libero, divinità campana, protettore delle viti e del vino, fu poi identificato con Bacco, ma rimase a lungo come divinità a sé. Consus, dio della fertilità e in particolare del grano, fu tra le più antiche divinità romane. Fauno, protettore dei boschi, dei pastori, del bestiame, detto anche Lupercus perchè teneva lontano il lupo dalle greggi, fu più tardi identificato con il greco Pan.

Pale, antica divinità agreste protettrice del Palatino, ossia del più antico nucleo di Roma, era un po' la patrona della città. Un altro dio dei boschi era Silvano, anche lui assimilato a Pan. Termine era il dio protettore dei confini dei campi e delle pietre, o termini, che li segnavano. Dite, poi assimilato con Ade o Plutone, presiedeva con la moglie Proserpina, corrispondente alla greca Persefone, al regno dei morti, che i Romani chiamavano Orco.

Ricordiamo infine i Mani, spiriti degli antenati, protettori della famiglia, i Penati, protettori della dispensa e del focolare domestico, insieme con Vesta; i Lari, protettori della casa come edificio. Mentre i Penati erano considerati vere divinità, i Lari rimanevano semplici genii: il culto dei primi era riservato al capo della famiglia, a quello dei secondi partecipava l'intera famiglia, nella quale erano compresi anche gli schiavi.


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