Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Un figlio disamato

Racconta il mito che, quando Efesto venne al mondo, sua madre Era, piena di rabbia alla vista di un figlio così brutto, lo ripudiò senz'altro e afferratolo, lo scaraventò nell'Oceano. Per sua fortuna il neonato fu accolto da un'oceanina, Eurinome, e da una figlia di Nereo, Teti, le quali si presero cura di lui e lo allevarono in una caverna marina. Là il giovane dio crebbe dedicandosi alla lavorazione dei metalli, nella quale mostrava un'abilità
indiscutibile. Ma, frattanto, non riusciva a dimenticare l'offesa che gli aveva fatto sua madre e si rodeva per l'esilio a cui era costretto, lui, che avrebbe avuto diritto a una sede in Olimpo. A furia di ripensarci, escogitò una vendetta più spiritosa che crudele. Costruì un magnifico trono d'oro e lo inviò a Era, la quale, molto contenta , lo inaugurò solennemente al primo congresso degli dei a cui prese parte. Ma il trono aveva un meccanismo segreto e, quando la dea volle alzarsi, si accorse di essere rimasta imprigionata nel suo bel sedile. Invano gli dei cercarono di darle aiuto. Per toglierla di li si dovette scongiurare Efesto di venire sull'Olimpo e di restarvi con le altre divinità dopo avere liberato sua madre. E non fu facile indurlo a questo. Così Efesto fu accolto nelle sedi divine, e, bonaccione com'era, dopo qualche tempo dimenticò tutto e si mise a costruire di buona lena magnifiche abitazioni di bronzo per gli dei. In breve le vette dell'Olimpo furono irte di alte torri e di bei colonnati splendenti al sole. Zeus si servì spesso della sua opera: a lui, ad esempio, diede l'incarico di incatenare Prometeo e di fabbricare la bella Pandora.
Ma, un giorno che il re degli dei venne a baruffa con la sua sposa, come faceva spesso, Efesto, sempre bonaccione, prese le parti della madre. E avvenne allora che Zeus, irritato, lo afferrò a sua volta e lo precipitò giù dall'Olimpo. Per un'intera giornata lo sciagurato dio roteò nell'aria finché andò ad abbattersi sull'isola di Lemno, restando irrimediabilmente sciancato. A Lemno, tuttavia, fu accolto cordialmente e in quell'isola pose la sua dimora preferita. Non si può certo dire che Efesto fosse amato dai suoi genitori.


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