Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

La leggenda di Tristano e Isotta: terza parte, in Cornovaglia si celebrano le nozze di Isotta col re, ma, tra la lietezza generale, solo Tristano e Isotta sono in pena



In Cornovaglia si celebrano le nozze di Isotta col re, ma, tra la lietezza generale, solo Tristano e Isotta sono in pena. E quella pena diverrà sempre più profonda col tempo.

I baroni invidiosi di Tristano non tardano ad accorgersi che il giovane rivolge alla regina sguardi pieni di affetto e ne è ricambiato; e avvertono il re. Marco  non sospetta e non crede, ma allontana Tristano dalla corte, affinchè dimentichi il suo sentimento, se pur esiste.

E allora comincia tra i due giovani una corrispondenza segreta: vi è un ruscello che dalla foresta giunge fino nelle stanze di Isotta, e Tristano getta in quel ruscello piccoli pezzi di scorza su cui incide i suoi messaggi. Così Tristano e Isotta possono darsi qualche convegno e incontrarsi a volte nel giardino. Froncino, un malvagio nano, avverte il re, che si nasconde nel giardino per sorprenderli in una chiara notte lunare.

Ma quando Marco ascolta il loro colloquio innocente, si pente dei suoi sospetti e richiama a corte Tristano. Adesso i baroni, furiosi, tramano ancora ai danni di Tristano, fanno credere al re che egli si prepari a rapire Isotta e gli mostrano false prove.

Marco furioso, ordina che il giovane sia condannato al rogo e Isotta abbandonata in una colonia di lebbrosi. Ma Tristano, mentre è condotto al supplizio, chiede il permesso di pregare un poco in una cappella a picco sul mare, e di là si getta nelle onde mettendosi in salvo. Poi libera Isotta e con lei, e con il fido scudiero Governale, si rifugia nella foresta.

Un giorno re Marco li scopre là, addormentati. Ma essi sono così sereni, con la spada di Tristano posta tra loro come per separarli, che il sovrano si commuove e non osa far loro del male. Riprenderà con sè Isotta e Tristano partirà per lontane regioni. Prima di lasciarlo, la regina gli dona un anello: in caso di bisogno egli dovrà farglielo pervenire, ed ella accorrerà da lui.

In Bretagna Tristano stringe amicizia col duca di Hoel e con suo figlio Caerdino, da lui aiutati in guerra. Caerdino in particolare lo ama come un fratello e vorrebbe che egli sposasse sua sorella, Isotta dalle bianche mani. Tristano non ama Isotta, ma il suo nome lo commuove e, sperando di dimenticare in lei l'altra Isotta, consente a sposarla.

Ma la vita dei due sposi non è felice perchè Tristano non può dimenticare l'amore di un tempo, e Isotta si accorge di non essere amata. Infine il cavaliere confida a Caerdino la sua pena e questi vuole che egli torni in Cornovaglia dalla bionda Isotta.

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Continua...La leggenda di Tristano e Isotta: quarta parte.