Inno al Nilo
 
Lode a te, o Nilo, che esci dalla terra e giungi a sostentare l’Egitto: di natura misteriosa, tenebra di giorno.

Tu che irrighi le campagne; tu che Ra ha creato per sostentare tutto il bestiame. Tu che bagni il deserto, che è lontano dall’acqua; la sua rugiada è acqua che cade dal cielo.

 

Atena e i suoi miti

La seconda divinità femminile della Grecia, onorata forse ancor più della stessa Era, è Atena, chiamata Minerva dai Romani. Dea della saggezza, protettrice delle arti, delle scienze, degli artigianati, nacque già adulta e armata, dalla testa di Zeus, il quale, per darla alla luce, comandò a Efesto di spaccargli la fronte con un colpo di scure.

Secondo alcuni era la figlia di Metis, la Mente, che Zeus ingoiò perchè sapeva che il figlio nato da lei lo avrebbe detronizzato: chiudendo poi nella propria testa la fanciullina non ancora nata, aveva impedito l'avverarsi della profezia, in quanto Atena sarebbe nata non più da Matis, ma da lui stesso.


Molto onorata dal battagliero popolo acheo, questa dea assunse poi anche un carattere guerriero, e venne rappresentata con un grande elmo crestato e armata di una lancia e di uno scudo sul quale era la testa di Medusa, un mostro che faceva impietrire tutti coloro che lo guardavano, ucciso, come vedremo, dall'eroe Pèrseo.

Atena aveva anche un secondo nome: Pàllade. Racconta il mito che, poco dopo essere nata, la dea aveva fatto amicizia con una fanciulla mortale, che si chiamava appunto Pàllade, e con lei soleva esercitarsi nell'uso delle armi. Un giorno, però, le due amiche vennero a contesa, e Zeus, per difendere la figlia, dispiegò dinanzi a Pàllade la sua ègida, ossia il suo mantello splendente, fatto con la pelle della capra Amaltea, che lo aveva nutrito fanciullo.

A quella vista la fanciulla si fermò atterrita e così non potè schivare un colpo che Atena le aveva vibrato convinta che l'amica sarebbe riuscita a pararlo. Angosciata per aver ucciso senza volerlo la compagna dei suoi giochi, la dea scolpì un'immagine di Pàllade, somigliantissima, e la tenne a lungo con se: era il cosiddetto "palladio", che venne poi custodito nella roccia di Troia. E volle assumere anche il nome dell'amica estinta perchè questa continuasse, in qualche modo, a vivere in lei.

Evidentemente Pàllade era una divinità antichissima il cui culto fu poi soppiantato da quello di Atena, e il mito mantiene il ricordo di questo passaggio.




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